La morte di un animale caro è spesso il primo lutto significativo che il bambino vive e può determinare una profonda sofferenza. Cani e gatti, ma anche conigli, cavalli, criceti, cavie e persino tartarughe e pesciolini possono infatti rappresentare affetti importanti per i bambini, che condividono con loro una quotidianità fatta di giochi, coccole e confidenze.
Ovviamente, l’esperienza della perdita non avrà la stessa rilevanza per tutti i bambini: molto dipende dall’intensità dell’attaccamento del bambino all’animale e da fattori quali l’età e il livello di maturità, in base ai quali si modificano la comprensione della morte, la capacità di regolare le proprie emozioni e le reazioni alla perdita.
La reazione degli adulti di riferimento e la loro capacità di guidare il bambino attraverso l’elaborazione del lutto sono molto importanti per far sì che l’esperienza non risulti traumatizzante, influenzando anche le modalità di elaborazioni dei lutti in fasi successive della vita.
Il bambino non è un piccolo adulto. Sebbene nel corso dello sviluppo, nell’arco di tempo che va dall’infanzia all’adolescenza, i bambini sviluppino una comprensione della morte via via più simile a quella che si ritrova nell’adulto, in età evolutiva è più difficile generalizzare le reazioni emotive alla perdita.
Nel bambino quindi, generalmente, non ritroviamo le fasi di elaborazione del lutto solitamente descritte negli adulti. I bambini possono soffrire per una perdita con la stessa intensità di un adulto, ma lo manifestano in maniera diversa.
Nell’infanzia, ad esempio, è frequente osservare risposte emotive e comportamentali intense e di breve durata, che si manifestano in modo discontinuo per un periodo di tempo variabile successivo alla perdita. Tra le emozioni e gli stati d’animo che possono osservarsi nei bambini di fronte alla morte ve ne sono alcuni che si ritrovano in modo traversale nelle diverse età: il dolore e la sofferenza, la rabbia, il senso di colpa, la paura.
Ogni bambino avrà un modo peculiare di manifestare il lutto, esprimendo una o più di queste reazioni, talvolta in maniera confusa, alternandole rapidamente o mantenendole per periodi di tempo più lunghi.
Nei bambini, queste emozioni possono esprimersi anche attraverso alterazioni del normale comportamento determinando ad esempio una tendenza al ritiro e all’isolamento, una maggiore distrazione e irritabilità, disturbi del sonno e dell’appetito, oppure problemi nel rendimento scolastico dovuti all’interferenza delle forti emozioni con i processi di apprendimento.
La morte di un animale caro è spesso la prima perdita significativa che il bambino vive.
È importante che gli adulti di riferimento, in particolar modo i genitori, si mostrino sensibili, in grado di riconoscere la sofferenza che questa esperienza comporta e capaci di aiutare il bambino ad esprimere le proprie emozioni. In questo modo, il bambino viene accompagnato nell’elaborazione del lutto e riesce a trasformare un evento triste e negativo come la morte del proprio amico non umano in un’esperienza che contribuirà ad un corretto e funzionale sviluppo emotivo. Di seguito vedremo alcune indicazioni per stare vicino ai più piccoli nel modo più funzionale.
Che idea si è fatto il bambino di ciò che è accaduto? Cosa pensa della morte del suo amico a quattro zampe?
Osservando il suo comportamento, i suoi giochi e i suoi disegni possiamo farci un’idea di ciò che ha compreso e del modo in cui interpreta gli eventi. Partire dal suo punto di vista è fondamentale per riuscire a comunicare con lui usando parole e concetti che possa comprendere e che non lo facciano sentire smarrito e confuso.
Ad esempio, fino agli otto anni circa, i bambini non hanno una comprensione della morte come condizione permanente. Per questo motivo, possono chiedere ripetutamente quando l’animale tornerà. Di fronte a queste domande non bisogna spazientirsi, bensì rispondere con calma e in modo semplice, aiutandoli a non nutrire false speranze.
Spesso, la volontà di proteggere i più piccoli da un’esperienza dolorosa, spinge gli adulti a nascondere le proprie emozioni e a raccontare bugie sulla morte dell’animale. Di fronte alle domande del bambino, sembra opportuno tergiversare o inventare storie fantasiose, dicendo ad esempio che l’animale è scappato. Tuttavia, nonostante le buone intenzioni, questo comportamento farà sentire il bambino triste, impotente e disorientato rispetto all’accaduto.
I bambini sono attenti e intuitivi e percepiscono quando qualcosa non va. Possiedono inoltre una grande fantasia e, laddove non ricevano spiegazioni adeguate, la utilizzano per cercare di capire cos’è successo al loro amico a quattro zampe, con il rischio di immaginare scenari peggiori delle circostanze reali.
Inoltre, i bambini possono interpretare i silenzi e le risposte evasive dei genitori in merito all’assenza dell’animale come una manifestazione di rabbia nei loro confronti e pensare di avere qualche responsabilità rispetto all’accaduto (“Lady è scappata perché non mi sono comportato bene”). Al dolore della perdita si aggiunge in questo modo quello del rifiuto e del senso di colpa!
La raccomandazione è quindi quella di parlare ai bambini in modo chiaro e sincero, ritagliandosi del tempo per dire senza fretta la verità al bambino, in un luogo familiare e tranquillo, con un linguaggio adatto alla sua età. Infine, non bisogna preoccuparsi di esprimere le proprie emozioni davanti ai bambini: ad esempio, si può piangere, spiegando loro che si è tristi perché si sente la mancanza dell’animale. In questo modo, il bambino capirà che la tristezza è un’emozione normale di fronte alla perdita di qualcuno che gli è caro e si sentirà legittimato a manifestarla a sua volta.
Particolare attenzione va posta all’uso di eufemismi, come “Pluto si è addormentato”: i bambini più piccoli tendono ad interpretare le frasi in senso letterale, perciò in questo caso potrebbero aspettarsi che l’animale si risvegli o, vedendo che ciò non accade, potrebbero sviluppare la paura di addormentarsi pensando di non risvegliarsi più.
Meglio usare frasi che non corrano il rischio di essere fraintese, anche se spesso si ha paura di pronunciare la parola “morte” di fonte ai bambini. Tuttavia, si tratta di una componente imprescindibile della vita, che anche i più piccoli devono imparare a riconoscere e alla quale devono poter dare un nome.
La narrazione di racconti e storie sul tema della morte può rappresentare un valido aiuto per parlare della morte e dei sentimenti che la accompagnano. In commercio esistono anche libri appositamente creati per parlare ai bambini di questo argomento (ad esempio il racconto di Gianni Rodari “Mamma, ma i gatti dove vanno quando muoiono?”).
Sono utili anche le analogie con la natura, ad esempio con le foglie degli alberi, che come gli animali crescono, possono ammalarsi, invecchiano e muoiono. Il ciclo di vita delle foglie diventa una metafora della nostra esistenza, che insegna come la morte sia inevitabile e parte della vita. Gli alberi, invece, insegnano come, dopo un po’ di tempo, sia possibile superare la perdita: dopo l’autunno che lo spoglia di tutte le sue foglie, l’albero sopravvive alle condizioni difficili dell’inverno e torna a ricoprirsi di foglie in primavera.
Quando muore un animale da compagnia, è molto importante non minimizzare l’accaduto e non sminuire i sentimenti del bambino. Bisogna prendere sul serio i suoi pensieri, le sue emozioni e i suoi stati d’animo rispetto alla perdita.
Ai fini di un sano sviluppo emotivo, è fondamentale che un bambino possa sentirsi libero di esprimere apertamente le proprie emozioni e i propri stati d’animo, imparando a riconoscerli e a regolarli senza reprimerli.
Dovremo perciò evitare di banalizzare l’evento (“era solo un gatto!”), o di usare frasi fatte come “Vedrai che passa!”, “Tanto ne prendiamo un altro”: sebbene siano dette con l’obiettivo di dare sollievo, comunicano al bambino che il suo stato d’animo è inappropriato o esagerato e possono farlo sentire incompreso e sbagliato. Sentirsi costretti a inibire o a nascondere le proprie emozioni può essere deleterio per lo sviluppo emotivo dell’individuo.
A differenza degli adulti, per i bambini può essere più difficile esprimere a parole il proprio cordoglio. Spesso perciò, la morte, la malattia e le situazioni che il bambino ha vissuto nell’ultimo periodo della vita con l’animale vengono riproposte nel gioco o nel disegno, mettendo in scena incidenti, malattie, funerali e sepolture.
Si tratta di una modalità utile e funzionale, che i bambini usano per elaborare le esperienze. In generale, le attività espressive rappresentano uno strumento importante per aiutare i bambini ad esprimere e incanalare le emozioni: a seconda dell’età e delle inclinazioni personali, si potrà proporre di disegnare, scrivere lettere, storie e poesie, inventare canzoni o creare oggetti in memoria dell’animale scomparso.
Queste attività, analogamente al gioco, possono costituire punti di partenza per ascoltare la narrazione degli eventi da parte del bambino, coglierne la rappresentazione della morte, le spiegazioni che si è dato e approfondire i suoi stati d’animo.
Impegnarsi insieme al bambino in attività di commemorazione dell’animale è inoltre un modo molto efficace per aiutarlo ad elaborare il lutto. Salutare l’amico a quattro zampe in modo unico e personale aiuta il bambino a focalizzare la propria attenzione anche sui ricordi positivi.
Alcuni genitori, preoccupati dalla sofferenza che il bambino potrebbe provare di fronte alla morte del proprio animale, possono pensare di tutelarlo evitando di accogliere nella propria famiglia un animale.
È bene evidenziare come un sano sviluppo della psiche non dipenda dall’assenza di difficoltà o di esperienze negative, ma dalla possibilità di cogliere anche nelle situazioni più difficili delle occasioni per sviluppare le proprie risorse. Affrontare e superare con successo anche gli eventi più critici è utile allo sviluppo della “resilienza”, ovvero la capacità di affrontare le difficoltà e di uscirne rafforzati.
Il rapporto con un animale da compagnia offre indubbi benefici nello sviluppo cognitivo, emotivo e sociale dei bambini: perché rinunciarvi? Se ben gestito, anche il momento della morte di un animale caro può rappresentare per il bambino una preziosa opportunità di crescita, che ha molto da insegnare sulle emozioni, sui legami affettivi e sulle modalità più e meno funzionali di affrontare un lutto.
Il lutto è un processo fisiologico e non richiede necessariamente l’intervento di un professionista per essere elaborato.
Tuttavia, la morte di un animale da compagnia rappresenta spesso il primo lutto che un bambino si trova ad affrontare ed è normale sentirsi preoccupati al riguardo. La consulenza di uno psicologo può perciò essere utile per far sì che questa esperienza venga vissuta in modo costruttivo e non traumatizzante.
In particolare, può essere di grande aiuto un intervento indiretto, rivolto innanzitutto ai genitori o alle figure di riferimento del bambino. Nel mio lavoro, aiuto gli adulti a trovare le modalità più idonee per essere di supporto ai più piccoli di fronte alla morte del loro amico non umano.
In poche sedute i genitori scoprono o consolidano quelle competenze utili a guidare i più piccoli nell’elaborazione del lutto, che si riveleranno utili per affrontare anche altre le perdite con cui purtroppo dovranno confrontarsi nel corso dell’esistenza.