EMDR
Eye Movement Desensitization and Reprocessing
“EMDR” è l’acronimo di “Eye Movement Desensitization and Reprocessing” ovvero “Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari”. Si tratta di una tecnica di psicoterapia utile per trattare i problemi che derivano sia da grossi traumi che da esperienze emotivamente stressanti.
Cos'è l'EMDR?
L’EMDR è una pratica evidence based per il trattamento dei disturbi post traumatici, riconosciuta da diverse istituzioni tra cui: il Ministero della Salute, l’American Psychological Association, l’American Psychiatric Association e l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’EMDR viene inoltre sempre più spesso utilizzata anche per il trattamento di varie forme di patologie e disagi psicologici la cui origine possa essere ricondotta a uno o più traumi. Si tratta di un metodo non solo efficace ma anche efficiente, i cui effetti si possono osservare in tempi brevi.
La sua scoperta risale alla fine degli anni Ottanta e si deve a Francine Shapiro, ricercatrice americana che, quasi per caso, ebbe un’intuizione sul ruolo dei movimenti oculari nell’elaborazione dei ricordi. Durante una passeggiata al parco, infatti, notò che le emozioni associate ai pensieri negativi perdevano la loro potenza se, camminando, spostava lo sguardo da un albero all’altro. Provò quindi a combinare i movimenti oculari guidati con altre tecniche di psicoterapia e mise a punto l’EMDR.
Da allora sono stati condotti numerosi studi che hanno documentato l’efficacia dell’EMDR, sia a livello psicologico che neurobiologico, in particolare nel trattamento del Disturbo Post-Traumatico da Stress.
Cos’è un trauma psicologico?
La parola “trauma” deriva dal greco “τραῦμα” e significa “ferita”. Il trauma psicologico può essere considerato una “ferita della mente”, inflitta da eventi che non riusciamo a comprendere o a tollerare, il cui impatto emotivo è così violento e destrutturante da mettere a dura prova le capacità di elaborazione della nostra psiche.
Esistono due tipologie di trauma, che potremmo definire “maggiore” e “minore”. Sono traumi “maggiori” gli eventi che minacciano l’integrità fisica, in cui la persona vive o assiste a una minaccia di morte, che può riguardare se stessi o gli altri: pensiamo ad esempio agli incidenti, alle diagnosi gravi, agli abusi, ad alcuni lutti o alle pandemie.
Il trauma “minore”, invece, si riferisce ad esperienze, generalmente di tipo relazionale, che non determinano necessariamente una percezione di pericolo, ma provocano comunque un intenso disagio: situazioni in cui si prova dolore, oppressione, umiliazione o impotenza possono ad esempio rientrare in questa tipologia. Anche episodi ripetuti di interazioni disfunzionali con le proprie figure di riferimento durante l’infanzia possono costituire un trauma, che prende il nome di “trauma infantile”.
Quali sono gli effetti del trauma?
Di fronte a un evento traumatico, soprattutto di tipo “maggiore”, il nostro organismo innesca una serie di reazioni di psicofisiologiche legate allo stress, che nella maggior parte dei casi tendono a risolversi spontaneamente. Il trauma viene quindi elaborato, integrato nella propria storia di vita e percepito come un’esperienza ormai passata.
A volte però non si riesce ad andare oltre e il passato condiziona e compromette il presente. I ricordi, le emozioni e le sensazioni provate durante l’evento traumatico si ripresentano in maniera intrusiva, anche a distanza di molto tempo e interferiscono con la vita personale, professionale e con le relazioni.
Possono insorgere problemi di sonno, difficoltà di concentrazione e somatizzazioni. Anche la prospettiva del futuro può essere influenzata dal trauma, a causa della paura che l’evento traumatico possa ripresentarsi e della percezione della propria vulnerabilità.
Nei casi più gravi, il trauma può determinare l’insorgere di un Disturbo da Stress Post-Traumatico, caratterizzato dal “rivivere” continuamente l’evento traumatico. In questo caso, è fondamentale chiedere aiuto a un professionista e l’EMDR rappresenta la terapia di elezione.
Anche i traumi “minori” non vanno sottovalutati, in quanto possono dare origine a difficoltà che condizionano la vita quotidiana, soprattutto nelle relazioni con gli altri o con se stessi.
Su cosa si basa l’EMDR? – Il Modello AIP
L’EMDR si basa sulla teoria AIP - Adaptive Information Processing o modello di Elaborazione Adattiva dell’Informazione. Secondo questa teoria, le esperienze che viviamo vengono immagazzinate in memoria sotto forma di ricordi che contengono le emozioni, le percezioni, le cognizioni e le sensazioni fisiche ad esse associate.
Le reti neurali sottese ai ricordi formano tra loro molteplici connessioni, che permettono di utilizzare le informazioni acquisite per favorire l’apprendimento, rendendo possibile l’adattamento all’ambiente. In altre parole, il nostro cervello è fisiologicamente predisposto ad elaborare in maniera adattativa e funzionale ciò che ci accade.
Di fronte a un’esperienza traumatica però, i pensieri, le emozioni e le sensazioni ad essa associate possono restare “bloccati”, incapaci di integrarsi con altre reti neurali. Le varie componenti del ricordo traumatico risultano così frammentate e possono riattivarsi in modo involontario, sotto forma di flashback, sensazioni corporee e pensieri che sfuggono al controllo cosciente. Il ricordo non elaborato continua quindi a provocare disagio nella persona, fino all’insorgenza di disturbi psicologici.
Come funziona l’EMDR?
L’EMDR sfrutta i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destra/sinistra per facilitare lo scambio di informazioni tra i due emisferi cerebrali, mentre la persona si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica. L’EMDR facilita quindi la connessione tra le reti neurali, aiutando l’ elaborazione dell’esperienza traumatica e desensibilizzando la carica emotiva negativa dei ricordi legati al trauma.
Il naturale processo di elaborazione delle informazioni presenti in memoria viene riattivato e porta ad una elaborazione adattiva dell’esperienza attraverso la creazione di nuove connessioni più funzionali.
Al termine del trattamento EMDR, la persona sente il ricordo dell'esperienza traumatica “lontano”, lo considera parte del passato e lo vive in modo distaccato, non più disturbante.
Il metodo si basa su un protocollo strutturato attraverso cui il terapeuta guida il paziente nella descrizione dell’evento traumatico, selezionando insieme a lui gli elementi di maggior disturbo. Segue quindi la stimolazione bilaterale: mentre la persona ricorda, le viene chiesto di seguire con gli occhi i movimenti della mano del terapeuta o di sottoporsi ad altre forme di stimolazione (es. tapping alternato sulle mani).
Così facendo, si assiste ad una graduale desensibilizzazione emotiva e alla ristrutturazione cognitiva dell’esperienza: si aprono prospettive diverse, cambiano le valutazioni su di sé, le sensazioni fisiche legate all’evento e le emozioni che suscita. Il cambiamento è molto rapido, indipendentemente dal tempo che è passato dall’evento.
Dopo il trattamento con EMDR, non sono più presenti pensieri e ricordi intrusivi, né l’attivazione neurofisiologica di fronte agli stimoli associati all’evento, che non sono più percepiti come un pericolo. Anche in caso di traumi minori, la persona giunge a una prospettiva diversa relativa alla propria storia di vita ed è in grado di adottare comportamenti costruttivi e funzionali.
Fonte: www.emdr.it