Un giorno la paura bussò alla porta.
Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.
(Martin Luther King Jr.)
Il termine “fobia” si riferisce a una sensazione di paura intensa, eccessiva rispetto allo stimolo che l’ha provocata, che non può essere spiegata razionalmente. Nelle fobie specifiche, è facile individuare ciò che scatena la paura, in genere un animale, un oggetto o una situazione ben definita. In queste circostanze tendiamo a mettere in atto una serie di comportamenti che rischiano di aggravare il problema, rendendolo in alcuni casi invalidante. L’intervento psicologico strategico interviene proprio su questi comportamenti e si rivela è molto efficace per superare le fobie di diversa natura.
Le fobie specifiche, o monofobie, consistono nella paura costante, ricorrente e irrazionale nei confronti di qualcosa di molto ben definito: possono riguardare oggetti, animali, elementi naturali (es. paura dell’acqua, dei temporali, del buio…) o situazioni particolari (spazi chiusi, mezzi di trasporto, prelievi del sangue, procedure odontoiatriche…).
Le fonti di paura sono potenzialmente infinite, come dimostra la varietà di termini disponibili per identificare le molteplici fobie esistenti, tra cui:
Le fobie di questo tipo sono dette anche “semplici”, poiché sono in genere circoscritte a un unico oggetto, animale o situazione e raramente interferiscono in modo significativo con il funzionamento sociale o lavorativo: i sintomi sono infatti presenti solo quando la persona viene in contatto con lo stimolo fobico o teme di poterlo incontrare.
In questo caso si osserva una reazione di paura intensa, talvolta mista a repulsione e disgusto, caratterizzata da blocco dei pensieri, tachicardia, affanno e sensazione di svenimento, che determina un comportamento di fuga o l’esigenza di chiedere aiuto e protezione.
A volte le fobie si sviluppano a seguito di un evento traumatico (ad esempio l’aggressione da parte di un cane) o di un attacco di panico che si sperimenta in una situazione dapprima neutra, che verrà in seguito temuta (ad esempio, l’ascensore).
Altre fobie sono apprese socialmente, osservando ciò che fa paura agli altri: questo fenomeno si verifica soprattutto nei bambini, che non di rado sviluppano le stesse fobie dei loro genitori.
Talvolta però non si riesce a ravvisare alcun evento all’origine della paura e qualcosa inizia a spaventarci all’improvviso, senza che vi sia una causa evidente. Questo non rappresenta un limite per l’intervento psicologico, in quanto l’approccio strategico ha messo a punto protocolli di trattamento per le fobie specifiche che prescindono dall’origine delle stesse e consentono di superarle in tempi brevi, senza necessità di risalire alle cause che le hanno generate.
Le persone che soffrono di fobie specifiche tendono ad evitare il contatto con ciò che scatena la paura, che si tratti di un oggetto, di una categoria di persone, di un animale, o di esporsi a una situazione temuta.
Così facendo, spesso riescono a non confrontarsi con ciò che temono, almeno fino a quando non si presenta la necessità di doverlo fare (ad esempio, una persona che ha paura di guidare potrebbe trovarsi costretta a farlo per non dover rinunciare a un posto di lavoro che altrimenti non riuscirebbe a raggiungere).
Quando le occasioni di contatto con lo stimolo fobico diventano frequenti, le fobie specifiche possono diventare invalidanti o influenzare in modo negativo la qualità della vita di chi ne soffre.
Tra le fobie specifiche più comuni vi sono le zoofobie, ovvero le fobie relative agli animali.
Se può essere facile evitare ragni e insetti (basta rinunciare al contatto con la natura…) e i topi sono sempre più rari nelle nostre case, è più difficile riuscire a non imbattersi nei piccioni, ormai parte della fauna della maggior parte delle città. Non è raro che le persone che ne hanno paura siano costrette a evitare piazze, strade o luoghi dove abitualmente sono presenti questi animali, limitando la propria libertà di azione.
E cosa dire di chi soffre di cinofobia o di “ailurofobia”? Praticamente impossibile non entrare in contatto con cani e gatti, così amati e benvoluti dalla maggior parte delle persone! A volte poi un destino “cinico e baro” fa sì che chi ha da sempre il terrore dei cani si innamori perdutamente proprio di un affezionato cinofilo che mai rinuncerà al suo amico a quattro zampe: diventa così urgente riuscire a superare la fobia con cui si è a lungo convissuto senza grandi problemi!
Tra le fobie specifiche più invalidanti ve ne sono alcune di tipo “situazionale”, che in breve tempo possono diventare fobie generalizzate, ovvero estendersi a molteplici contesti: si tratta di fobie relative a situazioni di vita molto comuni, quali la paura dei luoghi chiusi (claustrofobia) o la paura di guidare.
Alcuni comportamenti che mettiamo in atto in modo spontaneo quando abbiamo paura possono rivelarsi delle trappole che costruiscono e aggravano una fobia. Tra questi, ve ne sono 3 che si riscontrano frequentemente in chi soffre di fobie specifiche:
Il modo migliore per gestire qualcosa che ci fa paura è evitarla, così da poter vivere serenamente la nostra vita quotidiana: ne siamo davvero sicuri? L’evitamento nell’immediato dà sollievo. Ma cosa succede nel lungo periodo, quando continuiamo ad evitare di confrontarci con ciò che ci spaventa?
È intuitivo innanzitutto che più evitiamo qualcosa, meno la conosciamo, e sono proprio le cose che non conosciamo che ci fanno più paura: per effetto dell’evitamento quindi, l’oggetto della fobia appare sempre più pericoloso e impossibile da affrontare. Evitare conferma l’incapacità di superare e affrontare la situazione temuta, fa perdere fiducia in se stessi e nelle proprie risorse.
Ogni volta che evitiamo, che scappiamo da qualcosa, confermiamo a noi se stessi che quella cosa è pericolosa. Si crea così un circolo vizioso che renderà ancora più probabile in futuro l’evitamento di situazioni simili.
Chi soffre di fobie inoltre tende a informare chi ha intorno a sé delle proprie paure. Parlare della paura tuttavia non fa altro che alimentarla: è come “mettere un fertilizzante speciale su una piantina”: la fa crescere a dismisura!
Se qualcosa ci fa paura e dobbiamo affrontarla, istintivamente chiediamo aiuto; spesso, chi ci vuole bene si offre di starci accanto quando la paura si fa più intensa. È bello avere qualcuno su cui poter contare, ma è questo un caso di “aiuto che danneggia”, poiché più veniamo assistiti e accompagnati, più diventiamo incapaci di cavarcela da soli.
Poiché le fobie si basano su sensazioni e reazioni irrazionali, è molto difficile limitare questi comportamenti facendo appello alla ragione. Anche se ci si rende conto che le proprie reazioni sono eccessive, spesso la volontà non basta a modificarle. Per questo motivo, la consulenza psicologica strategica rappresenta un valido aiuto per superare una fobia.
La persona che manifesta una fobia specifica e richiede una consulenza psicologica strategica trova nello psicologo una guida sicura e competente, capace di guidarla con gradualità ad affrontare ciò che più la spaventa. L’approccio breve strategico utilizza nel trattamento delle fobie una serie di tecniche che si rifanno allo stratagemma del “solcare il mare all’insaputa del cielo”.
Progressivamente, lo psicologo aiuta chi manifesta una fobia ad abbandonare i comportamenti che peggiorano il problema; la persona viene accompagnata attraverso una serie di esperienze concrete in cui sperimenta la propria capacità di gestire la situazione con serenità sempre maggiore.
Immaginiamo ad esempio una persona che ha la fobia dei gatti: la prima indicazione potrebbe essere quella di misurare il proprio limite, ovvero la distanza minima a cui ci si riesce ad avvicinare a un gatto. Così facendo, interrompiamo l’evitamento, iniziando ad avvicinarci a ciò che ci spaventa senza forzature. La possibilità di mantenere una “distanza di sicurezza” risulta infatti rassicurante.
Inoltre, se è vero che a spaventarci sono soprattutto le cose che non conosciamo, sarà importante iniziare a documentarsi su ciò che fa paura, attraverso letture, fotografie e filmati relativi proprio ai gatti. In questo modo si inizierà così ad avere un’esposizione graduale all’animale temuto, anche solo a livello immaginativo: è la tecnica dello “studio del nemico”, che contribuisce ulteriormente a condurre la persona ad esporsi gradualmente allo stimolo fobico.
Procedendo in questo modo, attraverso altre tecniche e per effetto del dialogo in seduta, si arriverà a “toccare con la mano i propri fantasmi”, facendoli svanire. Del resto, era già noto agli antichi sumeri che “la paura guardata in faccia si trasforma in coraggio, la paura evitata diventa timor panico”.
Esistono alcune forme di fobia che, sebbene possano sembrare “semplici”, spesso nascondono problematiche di altro tipo, che richiedono un intervento diverso da quello descritto sopra.
Ne è un esempio la “fobia sociale”, la paura delle situazioni interpersonali e sociali. Chi ne soffre si sente continuamente sottoposto al giudizio degli altri, teme di apparire ridicolo o di comportarsi in maniera inadeguata; inoltre, non riesce a controllare le proprie reazioni emotive, come arrossire o sudare, che diventano oggetto di preoccupazione.
In questi casi, le situazioni che evocano una reazione fobica sono molteplici, difficili da controllare e da evitare. La paura diventa quindi una sensazione pervasiva, che limita sensibilmente la vita di chi la sperimenta e non di rado conduce al panico. Possono inoltre insorgere di complicazioni quali uno stato depressivo o il ricorso ad alcool e sostanze.
Un’altra fobia molto diffusa e da non sottovalutare ha a che fare con la paura di sviluppare malattie mediante il contagio attraverso la sporcizia, il sangue, o oggetti contaminati. In questi casi la persona può sviluppare la necessità di mettere in atto rituali di pulizia prolungati e irrinunciabili, che interferiscono con le usuali attività quotidiane e possono evolvere in un disturbo ossessivo-compulsivo.
Un’altra forma comune di paura delle malattie è rappresentata dall‘ipocondria, caratterizzata dalla preoccupazione costante per la propria salute, che diventa una vera e propria ossessione.
Queste tipologie di paura, sebbene abbiano un impatto maggiore sulla qualità di vita della persona e risultino più invalidanti rispetto alle fobie semplici, possono comunque essere superate con successo con l’aiuto di uno psicologo.