Un tradimento uccide soltanto gli amori già morti.
Quelli che non uccide a volte diventano immortali.”
(M. Gramellini, C. Gamberale)
Il tradimento, subito o agito, confessato, sospettato o scoperto, è una tra le motivazioni che più spesso portano le persone nello studio dello psicologo.
Chi richiede una consulenza psicologica a causa di un tradimento è generalmente chi è stato tradito, chi sospetta un tradimento o la coppia in crisi dopo un tradimento. Più raramente si rivolge allo psicologo chi ha tradito o tradisce e quando lo fa si mostra preoccupato, per timore del giudizio.
È importante innanzitutto sottolineare che lo studio dello psicologo non è un tribunale. Il professionista non ragiona in termini di vittime, colpevoli, alibi e attenuanti, non impone la propria morale, non si schiera dalla parte dell’uno o dell’altro, ma si pone l’obiettivo di aiutare la persona o la coppia a superare il problema che la porta a chiedere aiuto.
Il tradimento apre la strada a una serie di interrogativi e sollecita il bisogno di comprendere e di trovare spiegazioni.
Una prima domanda riguarda il limite oltre al quale si può parlare di tradimento. Per qualcuno è sufficiente un’attrazione platonica nei confronti di una persona diversa dal proprio partner, per altri coincide con l’inizio di un flirt, per altri ancora basta un pensiero. C’è chi dà un peso diverso a seconda che il coinvolgimento sia puramente fisico, o includa una componente emotiva o sentimentale.
E poi, perché mi ha tradito? Solo le persone insoddisfatte tradiscono? E ancora, per il bene della coppia, il tradimento va sempre negato oppure bisogna sempre dirsi tutto? Sta male solo chi viene tradito, o anche chi tradisce?
La consulenza psicologica strategica si rivela di grande aiuto innanzitutto per superare la tendenza al rimuginio e il bisogno incessante di informazioni, spiegazioni e dettagli. Le risposte che si trovano, infatti, raramente risultano esaustive e non aiutano a cicatrizzare la ferita. Al contrario, invece, non fanno che alimentare la rabbia, la sofferenza e il rancore.
Il colloquio con lo psicologo offre la possibilità di osservare la situazione secondo punti di vista differenti, rendendo così più flessibili le proprie reazioni. Si potrà inoltre lavorare sulle emozioni – la rabbia, la paura, la tristezza e il dolore – così che possano essere metabolizzate e non diventino pervasive e persistenti.
Uscendo dalla logica del “giusto o sbagliato”, la persona, viene guidata nella scoperta di ciò che è meglio per lei, senza proporre soluzioni “preconfezionate”.
Si potranno inoltre affrontare eventuali dubbi sui propri comportamenti o le proprie inclinazioni: “perché mi innamoro sempre degli uomini sposati?”, “non riesco a non tradire, ho un problema?”.
La consulenza psicologica strategica aiuterà le coppie a valutare se ci sono i presupposti per poter ricostruire la relazione, a superare, qualora si senta di voler continuare la relazione, il senso di umiliazione, il rancore e la sfiducia che il tradimento porta con sé, a migliorare la comunicazione e l’intimità, così da lasciarsi davvero alle spalle l’accaduto e ricominciare su nuove basi.
Il tradimento ha diversi effetti su chi viene tradito, su chi tradisce e, inevitabilmente, sulla coppia. Il triangolo non è poi completo senza pensare a chi occupa la posizione dell’amante, che non tratterò in questo articolo.
Se si considerano tutte le persone coinvolte, il tradimento raramente rappresenta un’esperienza indolore. Spesso almeno uno degli attori soffre per il senso di colpa, per l’inganno, per il confronto o per l’impossibilità di veder realizzate le proprie aspettative.
Chi viene tradito vive una forte delusione che inizialmente può determinare una sorta di stato di “shock”. Non riesce a credere a quanto accaduto e sperimenta un senso di irrealtà, a cui subentrano gradualmente la paura, la tristezza, il dolore e la rabbia.
Un tradimento può fare paura, per la possibilità che il partner decida di rompere la relazione con noi per consolidare il rapporto con l’altra persona. Più spesso però, suscita una forte rabbia, che scaturisce dalla scoperta dell’inganno e dalla perdita della fiducia nel partner.
“Non me lo sarei mai aspettato”, “non avrei mai creduto che fosse capace di una cosa del genere”, “ci eravamo fatti delle promesse”: l’infedeltà infrange un ideale di amore e una serie di aspettative nei confronti dell’altro.
Anche l’autostima subisce un duro colpo. All’improvviso si smette di essere unici e speciali, ci si confronta con la persona che ha rubato l’attenzione del nostro partner e ci si sente inadeguati, come se non fossimo “abbastanza”.
L’esperienza di un tradimento può essere talmente deflagrante da condurci a conclusioni assolute: non potremo mai più fidarci degli uomini, o delle donne; non potremo mai più innamorarci; non vale più la pena di iniziare una relazione. Un atteggiamento di rinuncia che può condurre a una reazione depressiva.
Anche chi tradisce spesso non vive in maniera serena la propria condizione. Questo avviene soprattutto quando il tradimento è in conflitto con i propri valori, quando rappresenta un limite che mai avremmo immaginato di poter superare. “Non mi riconosco più”, “non mi riesco più a guardare allo specchio”: sono affermazioni tipiche di questa condizione.
All’inizio si sperimenta l’eccitazione per la novità, per il senso di libertà e per le emozioni forti che si provano. Tuttavia, dopo un po’, prevalgono le difficoltà legate alla gestione di più relazioni e il senso di colpa nei confronti del partner.
Il senso di leggerezza iniziale può presto trasformarsi in ansia, dettata dal timore di dover prima o poi compiere una scelta, soprattutto quando l’intesa sessuale con la terza persona si trasforma in un legame emotivo più stabile. Anche il peso delle bugie e dei sotterfugi può diventare troppo faticoso da sostenere.
Il tradimento può inoltre gettare luce su ciò che non funziona nella relazione. Chi tradisce, ad esempio, può rendersi conto di aver subito a sua volta un tradimento, sotto forma di una mancanza di attenzioni o di atteggiamenti svilenti o umilianti da parte del partner, e si confronta con la delusione e il rancore.
Infine, la difficoltà può essere quella di comunicare al partner, o all’amante, la necessità di chiudere o dare una svolta al rapporto.
Il rimuginio è una tendenza che si ritrova spesso sia in chi subisce un tradimento, sia in chi lo agisce.
Chi viene tradito si arrovella con numerosi interrogativi: con chi? Quando è successo? Dove? Quante volte? Cos’è successo? Cos’ha lei/lui che io non ho?
La ricerca di informazioni e dettagli può essere continua, doloroso e incessante. Spesso si trasforma in un vero e proprio interrogatorio rivolto al partner, nel tentativo di capire come sia potuto accadere o di avere la conferma che non accadrà più.
Tuttavia, a poco servono i resoconti e le giustificazioni del partner, al quale comunque non si riesce a credere, e che spesso non si riesce nemmeno ad ascoltare, a causa della rabbia e del dolore che si provano di fronte alla scoperta dell’infedeltà.
Anche chi tradisce può essere attanagliato dai pensieri. In questo caso i dubbi possono concentrarsi sul tentativo di individuare con certezza quale sia la scelta migliore, su il se e il come comunicare al partner il tradimento, su ciò che davvero si prova per l’una o per l’altra persona, per arrivare a questioni esistenziali del tipo: “ma io chi sono veramente?”.
Perfino un “traditore seriale” può entrare in crisi e iniziare a interrogarsi sui motivi e sulle conseguenze della propria tendenza all’infedeltà (“non sono capace di stare da solo?”, “ho un problema?”, “riuscirò mai a costruire una famiglia?”) o chiedersi come provare a frenare i propri impulsi, che sfuggono alla volontà e al controllo razionale.
È difficile tuttavia dipanare con il ragionamento la matassa di emozioni e spesso ci si trova incastrati in dubbi ai quali sembra impossibile dare una risposta.
Quando il tradimento viene scoperto, o confessato, inevitabilmente la coppia ne risente. L’infedeltà ridefinisce la relazione, che attraversa un periodo di burrasca che culmina con la decisione più difficile: lasciarsi o restare insieme?
Si osserva dapprima la necessità di sfogare la rabbia da parte del partner tradito, che punta il dito contro l’altro muovendo accuse. Il traditore cerca a sua volta di difendersi, giustificando o spiegando il proprio comportamento, riaprendo ogni volta la ferita.
S’innesca poi un circolo vizioso creato da una vicendevole attribuzione di colpe, che se persiste non fa altro che logorare la coppia, che pur restando unita si mostra incapace di superare l’accaduto. In questa situazione è più che mai necessario rivolgersi a uno psicologo, che saprà aiutare i partner a trovare modalità di comunicazione e di relazioni più adeguate e costruttive.
Alcune coppie riescono infatti ad andare oltre e trasformano la crisi in un’opportunità: i partner scoprono che la paura di perdersi li spinge a trovare nuove motivazioni per stare insieme, il desiderio rinasce, ci si confronta con onestà e la relazione si consolida su un equilibrio più funzionale del precedente.
Confessare o tacere un tradimento? Non credo possa esistere una risposta univoca. A questo proposito prendo in prestito le parole di Chiara Gamberale e di Massimo Gramellini, autori del romanzo “Avrò cura di te”:
“Il confine tra saggezza e ipocrisia rimane sottile anche quando si maneggia la polvere pirica dell’adulterio. Ho conosciuto persone che tradivano per noia e disamore. Ma ne ho conosciute tante altre che lo facevano per l’ebbrezza di esplorare territori nuovi e colmare un vuoto emotivo. Se non è sempre sano reprimersi, più insano ancora è coinvolgere coloro che amiamo nei nostri esperimenti.
Ti sembra credibile che un viaggio lungo e accidentato come quello di una coppia possa essere esente da scivoli e sbandate? E allora per quale motivo infliggere un’umiliazione al proprio compagno pur di svuotarsi la coscienza?
Il tradimento andrebbe confessato solo quando sancisce la fine della storia: in quel caso lasciarla proseguire nella menzogna sarebbe una mancanza di rispetto. Ma se si cammina per qualche tempo su un sentiero parallelo che non perde mai di vista il percorso principale, ritengo sia preferibile nasconderne le tracce, dal momento che potrebbe trasformarsi in un’opportunità per ritornare con entusiasmo rinnovato al campo base.”
Si tratta della risposta che l’angelo custode Filemone dà a Giò, confusa su cosa significhi “sincerità” in un rapporto di coppia e in difficoltà nel trovare un equilibrio tra l’istinto, le pulsioni e l’impegno nel non ferire chi ama .
“Penso che la sincerità consista nel dire tutta la verità che i nostri interlocutori sono in grado di sopportare”, scrivono gli stessi autori.
“Avrò cura di te” apre spunti di riflessione sulle cause del tradimento, sull’opportunità di reprimere sempre e comunque i desideri e le pulsioni più scomode, sulle inevitabili fatiche che lo stare insieme comporta, sulla sincerità come alibi per alleggerire la coscienza, ma anche sulla possibilità che il tradimento si trasformi in un’esperienza di crescita per gli individui e per la coppia.
Apprezzo molto gli autori di questo romanzo per la loro capacità di esplorare con delicatezza ed efficacia temi che riguardano l’esperienza e il mondo interiore di molte persone: l’amore, il rapporto di coppia, il desiderio, la separazione, il tradimento, l’emancipazione dal passato.
Mi piace molto anche la capacità di entrambi di offrire punti di vista inaspettati, mai banali, capaci di mettere in discussione opinioni così radicate da essere assunte come verità assolute.
È un libro che consiglio a chi attraversa un periodo di difficoltà dovuto a un tradimento, per riconoscersi e per guardare la propria situazione da una prospettiva diversa.